

VITA DEGLI ANIMALI - UCCELLI - RAPACI
FALCO GIOCOLIERE (Terathopius ecaudatus)
I modi singolarissimi attraverso i quali si spiega il volo di questi uccelli
hanno loro pienamente meritato il nome di giocolieri e anche quello di «scimmie
celesti» usato dagli abissini. Essi si abbandonano nell'aria a tutte le più
sorprendenti bizzarrie: giuocano, caracollano, si agitano, spesso alzano le ali
molto al di sopra del corpo e le tengono per alcuni istanti immobili, per poi
batterle così violentemente che il loro rumore è avvertibile anche a
ragguardevole distanza, oppure le battono assieme rabbiosamente, piombando poi
per lunghi tratti verso il suolo come se nel colpo se le fossero spezzate.
Posato, il Falco Giocoliere è tranquillo e silenzioso per quanto si mostra
irrequieto quando è in volo. Più che elegante, appare strano per l'abitudine
curiosa di gonfiare le penne al punto da assomigliare ad una palla, o di
allargarle in tutta la loro ampiezza, scuotendo il capo con estrema violenza. Le
più svariate credenze e leggende si sono diffuse sul suo conto tra le
popolazioni africane, in conseguenza della stranezza del suo aspetto e del suo
comportamento: secondo alcuni la sua ombra è apportatrice di disgrazia, ed altri
lo considerano al contrario altamente benefico, perché ritengono che trasporti
da lontano erbe e radici salutari. In realtà, tutto quel che reca nel becco è
qualche serpente nel periodo dell'allevamento della prole, perché grandi e
piccini di questa specie hanno per i rettili una particolare predilezione, al
punto da andarli a cercare in condizioni anche molto pericolose. Così, ad
esempio, quando per autocombustione o per qualsiasi altro motivo si verifichi
nelle steppe un incendio, lo si vede accorrere immediatamente e percorrere
all'intorno il limite delle fiamme, sfidando il fuoco e ii fumo soffocante per
raccogliere i rettili in fuga. Si nutre anche di lucertole, piccoli mammiferi e
giovani struzzi, e piomba come l'avvoltoio sulle carcasse di animali morti.
Durante il periodo della siccità dà mano alla costruzione del nido: in questo
periodo la caccia ai serpenti è molto agevolata dalla mancanza delle alte erbe
tra le quali i rettili possono, in primavera, trovare sicuro rifugio.
In prigionia si addomestica a tal punto che è possibile scherzare con lui
come si fa coi pappagalli, ed è contentissimo quando il padrone gli accarezza le
piume del collo, tollerante con i vicini di prigionia e silenzioso, a differenza
di quando è in libertà e, durante il volo, emette frequentissimo un grido rauco
e stridente. Per l'uomo il problema di tenerlo in vita non è molto complicato,
poiché si abitua facilmente alla novità dell'ambiente e della condizione, è
agevole da mantenere e non soffre dei cambiamenti di clima: purché la
temperatura non sia troppo rigida, lo si può tenere all'aperto anche d'inverno.
Si abitua al cibo ordinario dei rapaci, la carne cruda, e mostra modestissime
esigenze. Senza dubbio, è il più piacevole fra i suoi affini.
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